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La maggior parte delle domande ovviamente sono per lei, la divina Jennifer, che nonostante abbia vinto un Oscar a soli 23 anni è ancora la stessa semplice ragazza di sempre.Divertente, disponibile, sempre pronta a scherzare, ma anche profonda e con la testa sulle spalle. Di seguito le domande:
1) Sei consapevole che tuo personaggio è un modello per i giovani? Senti la responsabilità di questo ruolo? Com’è ritornare in Italia, visto che qui hai vinto il tuo primo premio (il Mastroianni a Venezia per Bunring Plan) e com’è cambiata la tua vita dopo l’Oscar?
Jennifer Lawrence: Quando ho letto per la prima volta questi libri mi ha fatto piacere che potesse essere di ispirazione e modello non soltanto per i giovani. Mi sento responsabile perché quando la gente ti ascolta e guarda, sta a te decidere che messaggio vuoi trasmettere. Il Premio Mastroianni è stato uno dei momento più entusiasmati della mia carriera. I premi importanti, fanno piacere, ma non posso dire effettivamente che sia cambiata la mia vita, che io sia cambiata. Sono grata, e gratificata, ma continuo a vivere giorno dopo giorno.
2)Reciti in due saghe molto amate (Hunger Games e X-Men), hai vinto un oscar, come fai ad affrontare questa pressione? C’è affinità con Katniss in questo?
Jennifer Lawrence: Tutti mi chiedono sempre se io senta questa pressione, io sento quasi come se questa pressione debba iniziare per forza a provarla. Invece io amo fare l’attrice, amo il mio lavoro. Ho sempre recitato perché mi piacevano i progetti, per interesse, perché la sceneggiatura mi piaceva, o perché volevo lavorare con quel particolare regista. Io non presto molta attenzione a questo quadro che ha delineato, in realtà non presto molta attenzione a quello che si scrive di me. Vorrei essere più simile a Katniss più di quanto lo sia. L’ho letto per la prima volta a 19 anni: lei non capiva la strano mondo in cui era stata catapultata, e ho subito capito come si poteva sentire. Quando lei torna nel Distretto 12 sembra essere diversa, ma in realtà lei non è cambiata. La celebrità è fantastica, ma è molto difficile quando ti trattano i diversamente quando tu non sei diversa.
3)In quale dei personaggi che hai interpretato ti identifichi maggiormente?
Jennifer Lawrence: Non mi ricordo nemmeno quali film ho girato… Ho fatto anche una parte molto piccola in “Like Crazy”, dove abbiamo fatto un grande lavoro di improvvisazione. Quel personaggio mi assomiglia, perché erano parole mie. Lo stesso vale per alcuni momenti di Tiffany de “Il Lato Positivo” in cui mi sono identificata: non ero necessariamente d’accordo con suoi ragionamenti, ma la sentivo simile per energia. Mi sono sentito vicino a lei. Se però devo dare un’unica risposta allora Like Crazy.
4)Un’attrice si sente sempre molto sotto pressione anche per il fattore magrezza, che messaggio vuoi diffondere sull’argomento e sulla bellezza femminile?
Jennifer Lawrence: Sono sempre stata sportiva, non mi mettevo mai a dieta e poi ho iniziato a fare il lavoro dell’attrice. È brutto sentirsi dire che dovevo dimagrire, in particolare quando ti senti invece a tuo agio… Non sono l’unica a pensarla così, ma ci sono registi con il concetto del corpo perfetto, la gente ci guarda, c’è un enorme pressione e fanno confronti, in particolare tra le immagini vere e photoshoppate. I media parlano sempre della nostra influenza sui giovani: io odio donne che dicono che le altre donne sono grasse ad esempio, dobbiamo cambiare il nostro modo in cui concepiamo a bellezza e… non ne posso più delle diete!
5)Avete realizzato un film in cui ci sono manifestazioni di divismo simili alla vostra realtà. La saga ha infatti generato un divismo che un po’ somiglia a quello di cui sono oggetto a Capitol City.
Francis Lawrence: Devo dire che riuscire a partecipare a questo progetto è stato straordinario perché la materia prima fornita dalla Collins è fantastica. Lei ha avuto un’idea geniale: parlare delle conseguenza di una guerra però rivolgendosi ai teen-ager, senza trattarli però da bambini ma da adulti. Il fenomeno poi ha coinvolto tutti. Per noi è davvero essenziale essere capaci di raccontare queste storie, ed è interessante poter riflettere sul mondo sul quale noi stessi viviamo.
Josh Hutcherson: È raro poter partecipare a qualcosa che ha così tanto significato e peso. Essere un attore è bello, si possono interpretare bei personaggi: qui abbiamo invece una storia complessa che piace a tantissime persone, con tante tematiche importanti, l’amore, la famiglia, il combattere per i propri ideali. I fan di Hunger Games sono straordinari, ha sempre grande energia. Possiamo continuare questo Tour della Vittoria: è stancante ma straordinario.
6)Cosa condividi con il tuo personaggio e come si è evoluto?
Liam Hemsworth: Io condivido la passione di Gale, che vuole sempre combattere per quello che crede. Per molto tempo non ne ha avuto la possibilità, ma in questo sequel inizia, vuole cambiare le cose. Katniss si rifiuta di cambiare, di cedere di fronte alla forza malvagia che la vuole trasformare, anche se può mettere repentaglio la sua famiglia e i suoi amici. Vuole combattere per i suoi ideali, si rifiuta di arrendersi, è un personaggio importante e incredibile.
7) Sul set di Hunger Games ci sono stati tantissimi scherzi a Jennifer. Ce n'è stato qualcuno anche sul set di Catching Fire? Quale è stato il più divertente?
Josh Hutcherson: Lo scherzo migliore è stato fatto da Jeffrey Wright. Ha chiamato Jennifer e aveva questa scatolina tipo Tiffany, gliel’ha data, tra l’altro dopo l’Oscar quindi era credibile… ed era piena di grilli! Lei ha urlato come una matta ed è scappata, ma allo stesso tempo Jeffrey è stato anche vittima, perché ha dovuto raccogliere 200 grilli in due settimane!
8) Il film parla della violenza nella società, ma perché la violenza non è mai esplicita? È solamene a causa del target di riferimento?
Nina Jacobson: Questi film trattano di violenza nei confronti degli essere umani. Il nostro paese è in guerra da dieci anni, è facile dimenticarsi dei soldati, che continuano a combattere e portarsi dietro le proprie ferite, anche emotive. Francis è molto sofisticato, ed emotivamente interessato. Per lui non era importante vedere la violenza, ma vedere l’impatto della violenza sui personaggi del film, questo anche grazie al cast di grandissimo talento. È più importante vedere la reazione violenza più che la violenza in sé.
9) Una domanda ai produttori. È ormai la serie più attesa, che fa registrare incassi importanti, e si è trasformata in un vero e proprio fenomeno di culto. Dal punto di vista produttivo quali sono stati gli sforzi e le responsabilità nel costruire questa seconda avventura?
Nina Jacobson: Per questo secondo film sapevamo di essere seguiti moltissimo dal pubblico e pensiamo di essere stati capaci di non deludere coloro che avevano letto. Abbiamo cercato allo stesso tempo di attirare nuovi fan. Volevamo continuare a esser fedeli al magnifico lavoro di Suzanne Collins, dobbiamo tutto a lei e dovevamo prendere il materiale ed espandere quel mondo. Questa volta si vede tutto Panem, si vede meglio Capitol City. Con Francis il nostro obiettivo era che si potesse creare un nuovo mondo, riempiendolo di nuovi personaggi e per questo dovevamo trovare attori altrettanto abili e bravi. I nostri obiettivi erano questi.
Come avete potuto leggere, dal mio punto di vista non sono state fatte domande troppo brillanti, e per la maggior parte, di risposte che abbiamo già sentito in altre conferenze stampa durante il tour. La vostra Princess si è impegnata per cercare di fare una domanda, ma purtroppo il tempo è stato molto breve, ma alla fine però, la soddisfazione di averli visti è stata grande, di aver parlato con Josh ancora di più, e tornare a casa con il suo autografo è stata un'esperienza che ha dell'irreale.
A breve, ovviamente, caricherò anche le mie foto!
screenweek
XOXOGossipCourt
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